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Sbarramento difensivo di Passo Monte Croce Carnico (Plöckenpaß)

LO SBARRAMENTO DIFENSIVO DEL PASSO DI M. CROCE CARNICO
(1935 - 1940)

All’inizio della costruzione del Vallo Alpino Littorio (1931) il tratto di frontie-ra con l’Austria non presentava parti-colari problemi di ordine politico / militare. Tuttavia fin dai primi studi difensivi fu prevista la difesa con opere permanenti delle principali direttrici d’invasione tra le quali  la valle del But (Canale di S. Pietro), percorsa dalla strada statale n° 52.

Alla testata della valle il passo di M.te Croce Carnico (Plöckenpaß,1360 m.) costituiva il principale valico di confine presente in Carnia: all’epoca zona di competenza dell’ XI° Corpo d’Armata di Udine. Anche in conseguenza degli eventi politici verificatisi in Austria nel luglio del 1934 (tentativo di colpo di stato culminato con l’uccisione del cancelliere Dollfuss) si ebbe un primo incentivo a fortificare sull’intero tratto di confine e, ovviamente, presso il passo di M. Croce.

Il progetto particolareggiato venne presentato dall’Ufficio Fortificazioni dell’XI° C.A. al Comando del Corpo di Stato Maggiore nel mese di aprile del 1935. Pochi mesi dopo prese il via la costruzione di tre centri di resistenza rispondenti ai dettami della normativa vigente in materia di fortificazioni: la circolare n° “200” emessa dallo S.M.R.E. il 6 gennaio 1931.

Le opere fortificate furono ricavate in caverna, con protezione ai colpi di medio calibro, e nel complesso schieravano 9 mitragliatrici (Fiat mod. 35) ed un fucile mitragliatore. Nel dettaglio la sistemazione  difensiva era così composta:
- Op. 1: situata sulle pendici est della Creta di Collinetta (Cellon,2238 m.) a quota 1380. Armata con 3 mitragliatrici (due in casamatta di calcestruzzo rispettivamente a minimo spessore frontale e normale in tre parti, ed una  in porta garitta). Era munita di osservatorio attivo in torretta metallica;

- Op. 2: situata sulle pendici ovest del Pal Piccolo (Kleiner Pal,1866 m.) a quota 1385. Armata con un fucile mitr. in casamatta con scudino metallico e 3 mitragliatrici: due in casamatta con piastra in tre parti ed una in porta garitta;

- Op 3: arretrata rispetto alle precedenti era situata alla destra del Rio Collinetta a quota 1379. Contava 4 mitragliatrici, due in casamatta (piastre in tre parti e a minimo spessore frontale) e due in porte garitte. Era l’opera comando sbarramento e successivamente (1939) venne munita di osservatorio in calcestruzzo. Al suo interno erano ricoverati i mortai da 81 da impiegare, da parte dei n.a.s. (nuclei armi supplementari), all’esterno dell’opera.

L’azione delle opere 1 e 2 era volta,principalmente, a battere le provenienze dal passo e al fian- cheggiamento reciproco. L’opera 3, oltre al medesimo compito, poteva controllare un tratto della S.S. 52bis ed il terreno alla sinistra del Rio Collinetta.
Nel marzo del 1937 venne progettata la difesa anticarro, con ostacoli passivi, del valico che nel complesso prevedeva:  

 
- l’ostruzione della rotabile mediante una cancellata metallica scorrevole, con ricovero in caverna, situata a 120 m. dal passo;
- la realizzazione di una fascia (circa 160 m. di sviluppo) di spezzoni di rotaie, su triplice ordine, alloggiati in blocchetti di cls.;
- la costruzione di un muro di cls., in corrispondenza della strada d’accesso all’albergo turistico esistente al passo, per impedire l’aggiramento dell’ostacolo mobile.
    
Ulteriore impulso a fortificare lungo la frontiera settentrionale, e quindi anche a M. Croce Carnico, si ebbe in seguito all’Anschluss austriaco del marzo 1938.  

 

Nel corso di tale anno si susseguirono lavori e progetti a completamento della sistemazione difensiva del passo:


- nel giugno del ‘38 venne proposta la costruzione in località Lavareit, di una batteria da75/27 con azione sulla zona dello sbarramento composta da 4 piazzole per i pezzi, ricovero in caverna  per munizioni e magazzino per pezzi e materiale d’artiglieria.  


- nel periodo luglio-settembre, furono iniziati i lavori per la costruzione di una casermetta difensiva della capacità di 60 uomini: quest’ultima, come da progetto del mese di maggio, fu realizzata a ridosso di una parete rocciosa situata ad ovest dell’opera 1 e risultava ottimamente defilata alla vista ed al tiro da oltre confine;  Oltre ad alloggiare il presidio delle opere aveva il compito di battere, con tiro di fucileria  e fucili mitr., la zona a tergo delle opere 1 e 2 la fascia di reticolato dell’opera 3;  


- sempre nel  luglio del ’38, il Comando del VI° C.A. di Bologna (dal ’36 responsabile del XVI° settore) ordinava la sospensione dei lavori dell’ostacolo a.c. già in avanzata costruzione, ed il suo arretramento  in posizione più favorevole  (circa 20 m. a valle del precedente). L’evoluzione dello sbarramento difensivo proseguì nel 1939: 


- nel mese di aprile venne approvato il completamento dello sbarramento anticarro, decisione che portò alla realizzazione di due ostacoli con cancellata scorrevole; 
- nel periodo ottobre-novembre il Comando  del genio di C.A. (XIV°) presentò i progetti  per la costruzione di due postazioni (tipo “7.000”) per p.a.c. da 47/32 allo scopo di “rendere attivi” gli ostacoli a.c., si trattava delle seguenti opere:


- Op. 4c: postazione per p.a.c. (pezzo anticarro) da 47 in caverna e munita di ricovero per il personale. Era situata presso l’opera 1 e posta a battere d’infilata il nuovo ostacolo a.c.;
- Op. 5c: postazione per p.a.c. da 47 in calcestruzzo. Realizzata presso l’opera 3, alla quale si  appoggiava per il ricovero del personale, disponeva di un magazzino materiali fuori  opera  costruito in posizione defilata.

Le due postazioni furono in seguito collegate con cunicoli ai limitrofi centri di resistenza 1 e 3, aumentandone così lo sviluppo sotterraneo. All’inizio del 1940 lo sbarramento, ormai da tempo in consegna alla G.a.F. (Guardia alla Frontiera), costituiva una posizione del I° sistema difensivo nel territorio del XVI° Settore “Cadore - Carnia” (con sede a Tolmezzo e alle dipendenze del XIV° C.A. di Treviso): sottosettore XVI/c “Val But”.  

Sebbene il C.C.S.M. ritenne il passo di M. Croce C. “sufficientemente protetto” e quindi “non bisognoso di ulteriori lavori” i dettami della circ.15.000 (nuova normativa emessa il 31 dicembre 1939) misero in discussione la mancanza di postazioni per la difesa vicina (caponiere) di ingressi e malloppi: la questione fu, in parte risolta sostituendo nelle porte garitte le mitragliatrici con fucili mitr. (più idonei al tiro alle brevi distanze) e presso l’opera 1 ricavando un ingresso collegato ad un tratto di trincea risalente al I° conflitto mondiale.

Nell’agosto dello stesso anno venne preso in considerazione dal Coman- do  Presidio Monti il potenziamento della difesa controcarro mediante l’aggiunta, presso le opere 1 e 2, di un pezzo da 65/17 per ciascuna opera con azione sugli ostacoli a.c.: i lavori per tali modifiche furono iniziati ma non portati a termine. Negli anni seguenti nessuna modifica o aggiunta venne intrapresa presso le fortificazioni del passo.

Al momento della sospensione dei lavori difensivi alla frontiera Nord (15 ottobre 1942) la situazione tecnico/tattica dello sbarramento di M. Croce Carnico risultava la stessa della fine del 1940: la sistemazione difensiva non subì ulteriori modifiche.

Contrariamente a quanto accaduto ad altri sbarramenti del settore Tarvisiano, nei giorni seguenti all’armistizio dell’8 settembre 1943 non venne impegnato in combattimenti e, in definitiva, a quella data il caposaldo di M. Croce concluse il suo ciclo operativo.


LE DIFESE DEL P.so DI M. CROCE CARNICO NEL DOPOGUERRA:


LO SBARRAMENTO “CHERSO” (1952 – 1992)

Le fortificazioni del passo tornarono di interesse militare circa 10 anni dopo nell’ambito del nuovo sistema difensivo volto a contrastare eventuali minacce provenienti dall’est europeo. Causa il perdurare della presenza sovietica in Austria all’inizio degli anni ’50 iniziò il ripristino di alcuni sbarramenti dell’ex “Vallo Alpino” in Cadore, in Carnia e nel Tarvisiano. 

Nel 1952 presero il via i lavori per il riutilizzo parziale delle fortificazioni del passo di Monte Croce; la nuova sistemazione venne affidata nel maggio del 1953 al 12° Raggrup- pamento di Frontiera (II° gruppo sbarramenti).

Alla nuova sistemazione difensiva era affidato il  compito di: “sbarrare al S.S. 52/bis presso il valico di M. Croce Carnico per impedire a forze avversarie (anche motocorazzate) provenienti da oltre confine, di proseguire il loro sforzo offensivo verso l’alta pianura friulana”.

Lo sbarramento “Cherso”, questa era la sua denominazione in codice, aggiornato alle nuove esigenze (prevalenza dell’azione controcarro), schierava nel complesso 4 cannoni a.c. e 4 mitragliatrici cal. 8 (Breda 37) nel dettaglio così ripartite:


- Opera 1: 1 pezzo a.c. da 75/21 (P1) e 2 mtr. 37 (M1 – M2);


- Opera 2: 1 pezzo a.c. da 75/21 (P2) e 1 mtr. 37 (M3);


- Opera 3: 2 pezzi a.c. da 90/32L (P3 – P4) e 1 mtr. 37 (M4).

Le postazioni P2 e P3 furono ricavate mediante modifica di due casematte per mitragliatrici. Allo scopo di aumentare la capacità di arresto delle armi anticarro ed impedire infiltrazioni di truppe appiedate, il progetto definiva anche l’organizzazione dell’ostacolo minato da mettere in opera al momento del bisogno. Tale organizzazione comprendeva: un campo minato protettivo, composto da fasce di mine antiuomo e miste (a.u. e a.c.) profonde 50 metri, integrato da recinzione con reticolato basso.

Furono mantenuti in efficienza, almeno inizialmente, anche gli ostacoli a.c. con cancellata scorrevole costruiti nel periodo 1937/’38, almeno fino all’inizio degli anni ’70, quando la realizzazione del parcheggio (tuttora esistente) le rese inutili. 


Nel 1963 lo sbarramento divenne di competenza dell’11° Raggruppamento Alpini d’Arresto (Battaglione “Val Tagliamento” - distaccamento di Paluzza) il quale lo ebbe in consegna definitivamente, dalla 12ª D.G.M., all’inizio degli anni ’70.

Successivamente il “Val Tagliamento”, che nel 1975 passerà alle dipendenze della Brigata Alpina “Julia”, lo affidò alla 212ª compagnia la quale lo mantenne fino alla dismissione dell’intero sistema difensivo (1992) e al conseguente scioglimento dei reparti.

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